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ludofox
QUOTE(ConteMaxS @ Nov 29 2005, 12:59 PM)
Non hanno senso.....!?
Non ci appartengono.
Forse è più giusto dire così.
I tempi dispari però, già da un po' di tempo li stiamo assimilando anche noi occidentali.
Il Rock Progressive ne è un esempio.
Ma anche in qualche brano Pop più ricercato: Seven deys di Sting é in 5/8.
*



Anche il famosissimo "Take a Five" (Dave Brubeck? ...Non ricordo) è in 15/8.
Ma una scansione metrica in "13 e mezzo", huh.gif (se ho capito bene) è un bel po' più ...lontana. wink.gif
ConteMaxS
QUOTE(ludofox @ Nov 29 2005, 02:06 PM)
Anche il famosissimo "Take a Five" (Dave Brubeck? ...Non ricordo) è in 15/8.
Ma una scansione metrica in "13 e mezzo", huh.gif (se ho capito bene) è un bel po' più ...lontana.  wink.gif
*



No, quello è un 5/4.
Ascoltalo e prova a contare proprio così: 1-2-3-4-5
Ogni battuta è composta da cinque semiminime, il cui valore è pari ad 1/4 della battuta, oppure da 10 crome che valgono 1/8 e via discorrendo.
Quindi, ogni battuta, nel totale vale 5/4, e ognuna di queste può essere suddivisa in tante note di diverso valore, a patto che la somma matematica di queste ci riporti sempre a 5/4.

La musica è anche matematica.
Alcuni mostri riescono a suonare in 7/8, mentre la sezione ritmica della band è in 4/4.

Magari mi fermo quì, altrimenti corro il rischio di essere OT.

Certo se studiassi di più la Fotografia come ho studiato la musica, forse adesso farei degli scatti più interresanti e forse saprei leggere meglio e più approfonditamente le foto degli altri.

Allora continuiamo sul percorso intrapreso, che già sto imparando tanto.
ludofox
QUOTE(ConteMaxS @ Nov 29 2005, 01:26 PM)
No, quello è un 5/4.
Ascoltalo e prova a contare proprio così: 1-2-3-4-5..
*



Hai ragione, ho fatto erroneamente un ragionamento come fosse stato un classico Blues. che non è un 4/4 anche se puoi contare 1-2-3-4, ma un 12/8

ta-ta-ta / ta-ta-ta / ta-ta-ta / ta-ta-ta.

Siamo proprio OOOOTTTTT.
margior
Bello! Bello! Dallo "spazio" al "tempo"! E non esiste solo il tempo "misurato" e misurabile, esite il "rubato"...cosa sarà il "rubato" in fotografia? C'è ritmo in fotografia?

...


QUOTE
twinsouls Inviato il Oggi, 10:56 AM
Queste suddivisioni tonali e ritmiche non hanno alcun senso nella nostra notazione... ma ce l'hanno nella loro, eccome!


Ecco centrato il problema! Sistemi teorici differenti che nascono dalla prassi (prima mi capita di costruire flauti di differenti lunghezze, poi associo le altezze dei suoni alle lunghezze delle canne...) portano a risultati diversi e strepitosi, operando una "selezione linguistica" dal serbatoio comune "teorico" dello spazio sonoro continuo.

Per noi ragionare così è "facile", ma fino a qualche secolo fa la triade maggiore in Occidente era il simbolo della Trinità divina, era "la musica"!

Il pericolo che corriamo oggi (anche se gli assolutismi...sono sempre in agguato!) è appiattirci su un relativismo (papa Ratzinger qui non centra...) che dice: esistono tanti linguaggi musicali, c'è questo, c'è quello...sono tutti sullo stesso piano...è impossibile un confronto. No! Vediamo queste differenze e sul piano della cultura e sul piano della percezione, vediamo come si articola lo spazio musicale, come si articola il tempo, quali esiti estetici mi dà il quarto di tono che ammicca, sfidando i limiti della nostra fisiologia, al "continuo dei suoni". Per paradosso, possiamo ascoltare la musica indiana anche senza dover imparare prima tutta la sua teoria per cogliere le differenze con le nostre consuetudini musicali...! Poi ci nasce sicuramente l'interesse...

ConteMaxS
QUOTE(ludofox @ Nov 29 2005, 02:36 PM)
Hai ragione, Ho fatto un ragionamento come fosse un classico Blues. che non è un 4/4 anche se conti 1-2-3-4, ma un 12/8
*



Ho visto solo per un istante il ragionamento che stavi facendo ed è giusto, ma bisogna fare una precisazione.

Se prendi una battuta di 5/4 puoi suddividerla tranquillamente in 5 terzine:

ta-ta-ta/ta-ta-ta/ta-ta-ta/ta-ta-ta/ta-ta-ta

La terzina, nei tempi "quadrati" (2/4, 4/4....) è una figura musicale irregolare, infatti 4 terzine che suddividono un 4/4 ti danno 12/8 se sommate ed ecco perchè nel 5/4 ottieni 15/8, ma attenzione, perchè ogni inzio terzina, coincide con con una semiminima di cui prima, cioè con i 5 "punti" principali della battuta.
Quindi, ad esempio, il Valzer è e resta dal punto di vista accademico un 3/4, anche se puoi scomporlo in 9 crome, che tu, volendo, puoi raggruppere in terzine, ma non stai suonando un 9/8.....o forse si?
Il Blues spesso é suonato in 6/8......

Poi basta ti prego, io ho suonato per 10 anni la betteria e ho studiato con un bravissimo maestro napoletano.....e oggi soffro tanto perchè mi manca suonare
Sono OT.
Scusa Giorgio e scusatemi tutti.

L' ultima cosa, simpatica spero.
La famosa terzina di cui sopra, invece di cantrla come ta-ta-ta, cantala così Na-po-li (tipo tempo di Valzer appunto).
Quando ci esercitavamo abbinando terzine e quartine cantavamo così noi allievi:

II: 4/4 Na-po-li Ma-ra-do-na Na-po-li Ma-ra-do-na :II

Tecnica:
esguire l' esercizio prima con la mano destra, poi con la sinistra e in fine alternandole. Raggiunta una buona padronanza dell' esercizio con le mani, passare ai piedi: cassa e charleston.
Scomporre l' esercizio su tutto il set prima a metronomo e poi libero.

Basta, promesso.
davidebaroni
QUOTE(ConteMaxS @ Nov 29 2005, 12:59 PM)
Non hanno senso.....!?
Non ci appartengono.
Forse è più giusto dire così.
I tempi dispari però, già da un po' di tempo li stiamo assimilando anche noi occidentali.
Il Rock Progressive ne è un esempio.
Ma anche in qualche brano Pop più ricercato: Seven deys di Sting é in 5/8.
*


QUOTE(ConteMaxS @ Nov 29 2005, 01:26 PM)
La musica è anche matematica.
Alcuni mostri riescono a suonare in 7/8, mentre la sezione ritmica della band è in 4/4.
*



Hai ragione, Conte: è più corretto dire non ci appartengono... ancora. Anche se Ca Ja di Caetano Veloso è in 5/4, o se Frank Zappa in Rubber Shirt (da "Sheik Yerbouti", 1979) mette insieme una linea di basso in 4/4 con una base di batteria in 11/4... wink.gif

Ma anche "Money" dei Pink Floyd è, almeno in parte, in un tempo dispari, e diversi altri, per esempio i King Crimson, hanno sperimentato nel campo della poliritmia. smile.gif

QUOTE(margior @ Nov 29 2005, 01:40 PM)
Bello! Bello! Dallo "spazio" al "tempo"! E non esiste solo il tempo "misurato" e misurabile, esite il "rubato"...cosa sarà il "rubato" in fotografia? C'è ritmo in fotografia?
*



Non so cosa sia il "rubato" (non sono un musicista), ma immagino che non sia poi così difficile trovare l'analogia "strutturale", anzi, sarebbe un interessante esercizio! Pollice.gif
Ma mi viene in mente una cosa che si dice nel blues: se vuoi davvero far sentire una nota, non suonarla... E mi vengono in mente tante foto, in cui la cosa che davvero si avverte forte, e spesso dà il senso generale, è proprio quello che NON si vede... ma deve essere lì, da qualche parte. Mi viene in mente la foto di PAS, "Dolcezza e stupore"... noi non vediamo cosa la bimba sta guardando, ma la sua presenza è evidente, e ognuno, quasi automaticamente, "proietta" un proprio contenuto, perché senza quello non riusciamo a dare pieno significato alla "frase", all'immagine.
Noi reagiamo a ciò che è implicito, molto più che a ciò che è esplicito.
Chissà se quel che ho detto era attinente... hmmm.gif

QUOTE(margior @ Nov 29 2005, 01:40 PM)
Per noi ragionare così è "facile", ma fino a qualche secolo fa la triade maggiore in Occidente era il simbolo della Trinità divina, era "la musica"!
*



Pensa allo scandalo suscitato da Mozart quando, nel Flauto Magico, fece cantare una serva in maggiore... tonalità riservata fino a quel momento agli uomini, e di ceto alto preferibilmente!! biggrin.gif

QUOTE(margior @ Nov 29 2005, 01:40 PM)
Il pericolo che corriamo oggi (...) No! Vediamo queste differenze e sul piano della cultura e sul piano della percezione, vediamo come si articola lo spazio musicale, come si articola il tempo, quali esiti estetici mi dà il quarto di tono che ammicca, sfidando i limiti della nostra fisiologia, al "continuo dei suoni". Per paradosso, possiamo ascoltare la musica indiana anche senza dover imparare prima tutta la sua teoria per cogliere le differenze con le nostre consuetudini musicali...! Poi ci nasce sicuramente l'interesse...
*



Bravo Margior! Questa tua esortazione la condivido in pieno: è un esempio di quello che io chiamo "aprirsi all'arricchimento interiore", essere disposti ad esplorare senza pregiudizi e scoprire ciò che non conosciamo, e magari integrarlo nella nostra "mappa del mondo", arricchendola di "segni" che prima non c'erano... guru.gif

E le analogie sono un eccellente modo di farlo! tongue.gif

PS: il blues non è un 12/8, è un 4/4 terzinato... wink.gif
ConteMaxS
QUOTE(twinsouls @ Nov 29 2005, 03:38 PM)
PS: il blues non è un 12/8, è un 4/4 terzinato... wink.gif
*



Non fa una piega.
In qualche caso puoi trovare però lo spartito in 6/8.
Sottigliezze.

A questo punto una domanda, forse scontata, a voi tre in particolare (Ludofox, margior e Twinsouls):

quindi il mio modo di leggere una fotogrfia, la stessa fortografia, può cambiare acquisendo nuovi parametri, o meglio conoscenze?
ludofox
QUOTE(ConteMaxS @ Nov 29 2005, 02:56 PM)
Non fa una piega.
In qualche caso puoi trovare però lo spartito in 6/8.
Sottigliezze.

A questo punto una domanda, forse scontata, a voi tre in particolare (Ludofox, margior e Twinsouls):

quindi il mio modo di leggere una fotogrfia, la stessa fortografia, può cambiare acquisendo nuovi parametri, o meglio conoscenze?
*




Vabbè, ...la smetto con la musica. Ne sapete molto più di me! wink.gif biggrin.gif

Per rispondere alla domanda:
Bhè, certamente.
Esattamente come lo stesso brano musicale puoi "leggerlo" in modo diverso, acquisendo nuove conoscenze, o un'opera di un pittore, o un romanzo, o un film, .....
davidebaroni
QUOTE(ludofox @ Nov 29 2005, 03:03 PM)
Vabbè, ...la smetto con la musica. Ne sapete molto più di me! wink.gif  biggrin.gif

Per rispondere alla domanda:
Bhè, certamente.
Esattamente come lo stesso brano musicale puoi "leggerlo" in modo diverso, acquisendo nuove conoscenze, o un'opera di un pittore, o un romanzo, o un film, .....
*



Quoto tutto senza la minima esitazione. smile.gif
Anzi, ti faccio un esempio "letterario". Ho sempre apprezzato Stephen King; ma dopo che ho studiato Ipnosi, ho riletto molti suoi libri e, con i nuovi strumenti a mia disposizione, ho potuto riconoscere tutta una lunga serie di pattern ipnotici, di liguaggio evocativo, che prima non potevo riconoscere perché nemmeno sapevo cosa fossero, e che mi hanno dato una nuova "dimensione" delle sue opere... e dell'abilità del suo traduttore! tongue.gif

Quoto anche la parte relativa alla musica... confesso che io faccio "come se" sapessi, ma il Conte ne sa molto MOLTO più di me, e anche tanti altri qui! biggrin.gif
ludofox
E non è detto che un bagaglio di maggiori conoscenze ci facciano maggiormente apprezzare l'oggetto che vogliamo "leggere".

Anzi, spesso, ciò ci dà la capacità di capire che un quadro che poteva piacerci (ad esempio) è una semplice crosta.
sergiopivetta
QUOTE(ludofox @ Nov 29 2005, 04:31 PM)
E non è detto che un bagaglio di maggiori conoscenze ci facciano maggiormente apprezzare l'oggetto che vogliamo "leggere".

Anzi, spesso, ciò ci dà la capacità di capire che un quadro che poteva piacerci (ad esempio) è una semplice crosta.
*


e aggiungerei anche che bisogna cercare di avere la capacità di non farsi soppraffare dalle conoscenze, le quali ci potrebbero, quindi, impedire di vedere "liberamente" l'opera.

Insomma, il guardare una immagine, l'ascoltare una musica, dovrebbe esser fatto un pò come giocare.

sergio
davidebaroni
QUOTE(ludofox @ Nov 29 2005, 03:31 PM)
E non è detto che un bagaglio di maggiori conoscenze ci facciano maggiormente apprezzare l'oggetto che vogliamo "leggere".

Anzi, spesso, ciò ci dà la capacità di capire che un quadro che poteva piacerci (ad esempio) è una semplice crosta.
*



Esatto, Ludofox. smile.gif

E' il prezzo, o forse dovrei dire uno dei prezzi, da pagare. E', per me, uno degli effetti collaterali della "via del Disincanto"... biggrin.gif

...ma è un prezzo che sono felicissimo di pagare. biggrin.gif

Diciamo che preferisco sapere quando sto seguendo un'illusione, piuttosto che credere che sia reale. In questo modo posso scegliere cosa sentire, da che punto di vista osservare.

Altrimenti rischio di avere solo UN punto di vista, una visione limitata del mondo.

"Niente è più pericoloso di un’idea, se è l’unica che hai." Emile Chartier

PS: mentre scrivevo, Sergio ha postato una cosa che quoto al 100%: la conoscenza è potenzialmente una prigione. Rimanere "aperto", giocare con la conoscenza, serve anche a questo: a non cadere nella trappola... Il rischio è pensare "lo so già", e non soffermarsi, non esplorare, non giocare più.

Cioé non mettere più in gioco le proprie conoscenze, la propria "mappa del mondo", che in questo modo non si arricchirebbe più...

E sarebbe terribile.
PAS
QUOTE(twinsouls @ Nov 29 2005, 04:50 PM)
.....
E' il prezzo, o forse dovrei dire uno dei prezzi, da pagare. E', per me, uno degli effetti collaterali della "via del Disincanto"... biggrin.gif

...ma è un prezzo che sono felicissimo di pagare. biggrin.gif

Diciamo che preferisco sapere quando sto seguendo un'illusione, piuttosto che credere che sia reale. In questo modo posso scegliere cosa sentire, da che punto di vista osservare.
.....


Davide
Se la metti in termini di felicità, non hai la controprova.
E poi quale felicità? Solo quella della consapevolezza? Sicuro che non ve ne siano altre?
Un bambino, se potesse scegliere, cambierebbe il suo status di felice inconsapevole con il nostro di infelici consapevoli?

vediamo poi dove voglio andare a parare!..... wink.gif

Gennaro Ciavarella
non sono molto in linea con le vostre ultime riflessioni

trovo inevitabile inserirsi in un escursus storico e quindi, inevitabilmente, culturale

prescindere da questo può essere appagante ma trovo l'idea molto "romantica"

proprio sergio con i suoi ritratti dimostra quanto dico

questo va a inserirsi nella necessità di avere un bagaglio per la lettura dell'opera d'arte e, quindi, come tale della fotografia

è vero, sembra scomparire la spontaneità, ma è solo un evento fittizio perchè (e non voglio fare il sofista) qual'è la soglia dell'emozione non controllata da un anche minimo bagaglio

ricordo l'emozione che provavo nella lettura dei diari di viaggio di un grande della storia dell'arte italiana, brandi, emozione e fatica

emozione, perchè comprendevo i suoi slanci e le sue passioni mentre leggeva i monumenti e le opere

fatica, perchè ogni pagina era faticosa e puntava sempre ad altro: riferimenti e rimandi; annotazioni

così i percorsi diventano fatica e lo stesso accade con la fotografia e come ogni opera si va a situare nel periodo ed in un percorso

io faccio fotografia ma in contemporanea mi rende conto che al di la' di emozioni personali e di rappresentazioni stimolanti, non vado, al massimo diverto e non inserisco la foto in un percorso d'arte

se guardo ai maestri o a coloro che ritengo i miei maestri resto distante ed estraneo ai loro percorsi ed ai loro discorsi e, in ultimo, ne sono consapevole

qualche tempo fa, su questo stesso forum, posi una domanda

mi trovavo nella scomoda posizione di avere avuto un incarico per la costruzione di un sistema informatico che permettesse la votazione e la sistematizzazione di gare (ebbene si) di fotografia subacquea

ero riuscito facilmente a venire fuori dalla notazione del parametro tecnico, già più difficoltoso era risultato parametrizzare la questione compositiva ma mi ero arenato e poi arreso sulla costruzione di un sistema di riferimento per il giudizio sul valore artistico e così mi ritrovo a parlare con voi di questo parametro

....

ps ammazza e che cosa incredibile che si sta generando, bellissimi post, grazie

gennaro
davidebaroni
QUOTE(gciavarella @ Nov 29 2005, 05:24 PM)
non sono molto in linea con le vostre ultime riflessioni

(...)

mi trovavo nella scomoda posizione di avere avuto un incarico per la costruzione di un sistema informatico che permettesse la votazione e la sistematizzazione di gare (ebbene si) di fotografia subacquea

ero riuscito facilmente a venire fuori dalla notazione del parametro tecnico, già più difficoltoso era risultato parametrizzare la questione compositiva ma mi ero arenato e poi arreso sulla costruzione di un sistema di riferimento per il giudizio sul valore artistico e così mi ritrovo a parlare con voi di questo parametro

(...)
*



Ciao Gennaro!
Ho messo in evidenza quelle che, per me, solo le parole che fanno la differenza. Parli di gara, cioé di competizione, e di votazione, cioé di giudizio, per quanto parametrizzato. smile.gif

Come ho già detto, per me almeno lettura è qualcosa di molto diverso, e in un certo senso antitetico, al giudizio. Il giudizio fa forzatamente riferimento a un sistema di valori e criteri, mio o predefinito non importa; la lettura è per me un'esplorazione e una scoperta di un sistema "altro" rispetto al mio, per capire, e per arricchire me stesso.

Nel contesto da te evidenziato, hai perfettamente ragione. La valutazione non può prescindere dalla collocazione in un excursus culturale e storico (oddio, a dire il vero può, dipende da che parametri si usano... rolleyes.gif wink.gif ); la lettura così come la intendo io deve farlo.

Ma è solo la mia visione personale. smile.gif
P.Pazienza
QUOTE(twinsouls @ Nov 28 2005, 06:58 PM)
Esiste un linguaggio fotografico come esiste un linguaggio verbale. La proprietà di linguaggio fa parte degli strumenti di un fotografo, come di uno scrittore. E di questa proprietà di liguaggio fa parte la congruenza linguistica. Non sto parlando solamente di vocabolario:
*



Beh non credo che sia proprio la stessa cosa! Il linguaggio verbale, anche se in continua evoluzione, possiede delle strutture proprie, delle regole certe, un codice insomma. E la fotografia? Qualcuno parlava di "grado zero" di codifica e di messaggi senza codice.

Non so se esista un codice per la fotografia analogo a quello della lingua... ma se c'è spero che venga incluso nel nuovo kit con la D200! biggrin.gif
davidebaroni
QUOTE(PAS @ Nov 29 2005, 04:51 PM)
Davide
Se la metti in termini di felicità, non hai la controprova.
E poi quale felicità? Solo quella della consapevolezza? Sicuro che non ve ne siano altre?
Un bambino, se potesse scegliere, cambierebbe il suo status di felice inconsapevole con il nostro di infelici consapevoli?

vediamo poi dove voglio andare a parare!..... wink.gif
*



Valerio, non voglio andare troppo OT. wink.gif

Non sto dicendo che pagare quel prezzo porta a una maggiore o minore felicità. Ho solo detto che IO sono felice di pagare quel prezzo. Tutto qui.

Per quel che riguarda il bambino, dire che sia inconsapevole mi sembra alquanto azzardato. Innocente, magari, questo sì.

Ma inconsapevole? Non credo proprio. biggrin.gif
Gennaro Ciavarella
twin

il mio era solo un esempio per parlare delle difficoltà non il mio argomento

il mio tema resta il bagaglio culturale che resta ineludibile ed impossibile da non avere (anche se a volte ci piacerebbe non fosse così)

probabilmente ho scritto troppo e in modo caotico mad.gif


ciao

gennaro
P.Pazienza
QUOTE(margior @ Nov 28 2005, 09:22 PM)

Chiarito e premesso che sul piano della cultura siamo tutti liberi e diversi e che sul piano dell'esperienza sensibile siamo liberi nelle scelte, ho cercato di mostrare che operiamo queste scelte relative al piano dell'esperienza, in un ambito esperienziale comune, dato, "oggettivo" (mettiamolo tra virgolette, perché tentiamo ora di usare un altro termine meno scomodo).

Un piano dell'esperienza dove, per tornare ad esempi fatti,  i concetti di chiaro e scuro non sono regole o definizioni oggettive di tipo scientifico, linguistico o altro ma appunto esperienze che "sono di tutti" nei termini che ho descritto precedentemente, cioè intersoggettive.

Ci collochiamo su di un piano esperienziale pre-lingustico, pre-scientifico, dove l'esperienza di chiaro e scuro è così per me e per una persona che appartiene ad un ambito culturale diversissimo dal mio, che ha una "borsa fotografica", una "cassetta degli attrezzi" diversissima dalla mia.

*



Pollice.gif

A questo punto potrebbe essere corretto affermare che sul piano dell'esperienza personale, i meccanismi che mettiamo in atto nella "lettura" di una fotografia sono molto simili (diciamo pure gli stessi) a quelli che influenzano l'esperienza diretta della realtà nella vita di tutti i giorni.
Pur con le dovute limitazioni, che altro non sono se non i "limiti" propri della tecnica fotografica, la differenza di lettura e di relazione tra una situazione nella realtà e la medesima scena però "vissuta" attraverso una fotografia, sono molto, ma molto sottili.

La fotografia rappresenterebbe allora uno dei modi in cui possiamo entrare in contatto con la realtà, una forma di esperienza "mediata" dallo strumento tecnologico, forse la prima forma di realtà virtuale!


davidebaroni
QUOTE(gciavarella @ Nov 29 2005, 06:19 PM)
twin
il mio era solo un esempio per parlare delle difficoltà non il mio argomento
il mio tema resta il bagaglio culturale che resta ineludibile ed impossibile da non avere (anche se a volte ci piacerebbe non fosse così)
probabilmente ho scritto troppo e in modo caotico  mad.gif
ciao
gennaro
*



Gennaro, ti chiedo scusa, non avevo "centrato" il tema... smile.gif

In realtà sì, possiamo. Si chiama, tecnicamente, "know-nothing state", e occorre un po' di training per svilupparlo... biggrin.gif

E' lo stato in cui si trovano i bambini, e qui mi riallaccio alla risposta che ho dato a PAS poco più sopra. E' uno stato in cui "tutto accade per la prima volta", in un certo senso. Difficile descriverlo a chi non lo ha sperimentato... hmmm.gif

Si potrebbe anche definire uno stato un po' Zen. Le cose sono soltanto cose, non hanno alcun significato precostituito... si va alla scoperta di quel significato nel qui-ed-ora. E NON è il significato che hanno per noi, ma per l'altro... smile.gif

In un certo senso è un paradosso apparente. Nel senso che, dopo aver "letto" in quello stato, entri in un altro stato, completamente diverso, nel quale codifichi ciò che hai letto. In questa fase, l'esperienza e la cultura hanno certamente un gran peso, ma solo per identificare e dare nome a ciò che hai letto.

La cosa di cui ci si libera è, essenzialmente, non la cultura ma il giudizio, i criteri di valore e di significato che quella cultura "impone".

E comunque, riguarda solo il processo di "lettura" come l'ho descritto io... smile.gif

Giorgio, per la miseria! Ma tu fai solo il "lettore dietro le quinte"? biggrin.gif
P.Pazienza
QUOTE(twinsouls @ Nov 29 2005, 06:43 PM)
Gennaro, ti chiedo scusa, non avevo "centrato" il tema... smile.gif

In realtà sì, possiamo. Si chiama, tecnicamente, "know-nothing state", e occorre un po' di training per svilupparlo... biggrin.gif

E' lo stato in cui si trovano i bambini, e qui mi riallaccio alla risposta che ho dato a PAS poco più sopra. E' uno stato in cui "tutto accade per la prima volta", in un certo senso. Difficile descriverlo a chi non lo ha sperimentato...  hmmm.gif

Si potrebbe anche definire uno stato un po' Zen. Le cose sono soltanto cose, non hanno alcun significato precostituito... si va alla scoperta di quel significato nel qui-ed-ora. E NON è il significato che hanno per noi, ma per l'altro... smile.gif

In un certo senso è un paradosso apparente. Nel senso che, dopo aver "letto" in quello stato, entri in un altro stato, completamente diverso, nel quale codifichi ciò che hai letto. In questa fase, l'esperienza e la cultura hanno certamente un gran peso, ma solo per identificare e dare nome a ciò che hai letto.

La cosa di cui ci si libera è, essenzialmente, non la cultura ma il giudizio, i criteri di valore e di significato che quella cultura "impone".

E comunque, riguarda solo il processo di "lettura" come l'ho descritto io... smile.gif

Giorgio, per la miseria! Ma tu fai solo il "lettore dietro le quinte"? biggrin.gif
*




Hic et nunc, assenza di giudizio... hmmm.gif

molto interessante

ne vorrei sapere di più.



Giorgio Baruffi
QUOTE(twinsouls @ Nov 29 2005, 06:43 PM)

Giorgio, per la miseria! Ma tu fai solo il "lettore dietro le quinte"? biggrin.gif
*



fossi in grado di esprimere concetti di tal fattura ed in tale modo, credimi, sarei lieto di scrivere di più, per ora sto "godendo come un riccio" a leggere (e stuzzicarvi un pochino)... ma la strada la trovo decisamente corretta...

ma non temere, intervengo intervengo... wink.gif
davidebaroni
QUOTE(P.Pazienza @ Nov 29 2005, 06:55 PM)
Hic et nunc, assenza di giudizio... hmmm.gif 
molto interessante
ne vorrei sapere di più.
*



Maledizione, temevo che avresti detto questo... rolleyes.gif laugh.gif

Cosa, specificamente, vuoi sapere?

Il fatto è che stiamo sconfinando in campi che è estremamente difficile spiegare con mezzi che non siano l'esperienza diretta... dry.gif

In ogni caso, se vuoi saperne di più, anche di questo si parla in quel libro, "Whispering in the Wind"... Un altro capitolo almeno! biggrin.gif
P.Pazienza
QUOTE(twinsouls @ Nov 29 2005, 07:15 PM)
Maledizione, temevo che avresti detto questo... rolleyes.gif  laugh.gif

Cosa, specificamente, vuoi sapere?

Il fatto è che stiamo sconfinando in campi che è estremamente difficile spiegare con mezzi che non siano l'esperienza diretta...  dry.gif

In ogni caso, se vuoi saperne di più, anche di questo si parla in quel libro, "Whispering in the Wind"... Un altro capitolo almeno! biggrin.gif
*




La cosa che mi affascina di più di quello che dici è la scoperta del significato delle cose nel quì ed ora ma "per l'altro".

Come è possibile fare questo tipo di esperienza?

Tornare bambini mi sembra un po' improbabile... hmmm.gif

Il libro è solo in inglese?

se vuoi posso continuare con le domande! smile.gif


Giorgio Baruffi
direi che è giunta l'ora di utilizzare qualche esempio per comprendere meglio il discorso...

inserisco un mio scatto

user posted image

ok, questi sono due turisti che mangiano un gelato.

la foto l'ho letta o no? queste cose le sapevo e chiunque la "leggesse" potrebbe dire la stessa cosa...

però potrebbe essere ulteriormente letta, potrei notare qualcosa sul tipo di relazione che lega i due soggetti (notando il "linguaggio corporale" ad esempio), potrei recuperare informazioni sul periodo dallo stile dell'abbigliamento, come anche qualche cosa sul fotografo, e così via...

dunque leggere la fotografia è ben diverso da leggere qualche fotografia, ci potremmo avvicinare a capire la fotografia (ammesso che significhi qualcosa)...

leggere = trarre un senso...

daniele.airola
Ciao a tutti,
siete uno spettacolo.... tongue.gif tongue.gif tongue.gif
in precedenza mi ero trattenuto dal portare esempi che arrivano dalla mondo della musica in quanto temevo fossero troppo OT..... ma dopo aver letto gli ultimi interventi direi che il problema davvero non si pone... biggrin.gif
Nella musica, come nella fotografia, si possono individuare una serie di elementi fondamentali (non saprei come meglio definirli). Mi vengono in mente, così a caso, ritmo, armonia (e melodia), testo, sonorità, etc....
Semplificando un attimo il confronto, vorrei porre l'attenzione sul confronto tra gli elementi che suddividono i rispettivi spazi.

Il ritmo rappresenta la suddivisione della dimensione temporale.
Ovvio.
Ma l'aspetto interessante, a parer mio, non sta solo in questa suddivisione (i 3/4 di un valzer, i 7/4 di "Money" dei Pink Floyd, i 5/4 di "Take Five" suscitano in ciascuno di noi un certo effetto...) quanto nel "groove" (scusate non mi viene il termine italiano), nella pulsazione, ovvero nella "imprecisione" con cui questa suddivisione viene fatta.

provo a spiegarmi: un metronomo (assimilabile alla goccia che cade dal rubinetto) non trasmette di solito una sensazione ritmica positiva mentre la stessa figura ritmica ci coivolge non appena le viene aggiunta questa linfa (il groove) che riconosciamo nell'essere umano.

Analogamente in fotografia. Come viene suddiviso lo spazio?
guarda caso..... regola dei terzi (0,66) e sezione aurea (0,61) sono tutt'altro che distanti tra loro..... e qui sorge la domanda: non è che proprio questo ritmo, questo modo di suddividere lo spazio ed il "groove" che il fotografo riesce ad aggiungere rappresentano spesso il denominatore comune che tutti percepiamo mentre osserviamo un'immagine?
Io la butto lì....

Ciao
Daniele
Gennaro Ciavarella
è vero giorgio

ma inevitabilmente io sarei portato ad avere un tipo di flow

a. tecnicamente come è fatta la foto
b. la parte comunicativa
c. la parte a corrisponde a c.
d. mi piace o non mi piace

ora, questo è vero ora e vero sempre?
è vero in me e fuori di me
ha un sistema di riferimento certo o ne è privo

ed a questo punto torniamo al problema doppio (twin)

come si forma il giudizio Prima del giudizio ... ma qui sto a scherza' tongue.gif

... rallentiamo e riprendiamo il filo

gennaro
P.Pazienza
QUOTE(GiorgioBS @ Nov 29 2005, 07:31 PM)
direi che è giunta l'ora di utilizzare qualche esempio per comprendere meglio il discorso...

inserisco un mio scatto

*



Una mia prima lettura potrebbe essere:

Quel gelato doveva essere proprio buono!
Il meritato premio dopo una faticosa passeggiata... finalmente un attimo tutto per noi! E, soprattutto, mi raccomando ognuno il suo!

Ma ora fa freddo e il gelato non mi va...

Che strano quell'oggetto fucsia al centro dell'immagine... che cos'è? Un porta occhiali? una borsetta? Curioso...
Non proprio in tono con l'età dei soggetti, diciamo un po' più giovanile, ma forse si sentono giovani dentro...
Toh, il cucchiaino del signore è dello stesso colore, chissà se il fotografo se ne è accorto?

e via dicendo...


P.Pazienza
QUOTE(d.airola @ Nov 29 2005, 07:35 PM)

non è che proprio questo ritmo, questo modo di suddividere lo spazio ed il "groove" che il fotografo riesce ad aggiungere rappresentano spesso il denominatore comune che tutti percepiamo mentre osserviamo un'immagine?
Io la butto lì....

Ciao
Daniele
*



Il gelato può essere un denominatore molto più "comune" di qualunque regola, terzi inclusi! biggrin.gif

L'immagine di Giorgio mi fa pensare poco sia alla tecnica che alla composizione, piuttosto istantanea e casuale nelle scelte. L'unico spazio che vedo è quello fotografato e la signora che, non volendo più stare al sole dice al marito di spostarsi un po' più in là tongue.gif



davidebaroni
QUOTE(GiorgioBS @ Nov 29 2005, 07:31 PM)
direi che è giunta l'ora di utilizzare qualche esempio per comprendere meglio il discorso...

inserisco un mio scatto

http://www.gio66.com/cop/albums/userpics/1...C1054-copia.jpg

ok, questi sono due turisti che mangiano un gelato.

la foto l'ho letta o no? queste cose le sapevo e chiunque la "leggesse" potrebbe dire la stessa cosa...
*



Esatto, questo è senza dubbio un (primo) livello di lettura... biggrin.gif

QUOTE(GiorgioBS @ Nov 29 2005, 07:31 PM)
però potrebbe essere ulteriormente letta, potrei notare qualcosa sul tipo di relazione che lega i due soggetti (notando il "linguaggio corporale" ad esempio), potrei recuperare informazioni sul periodo dallo stile dell'abbigliamento, come anche qualche cosa sul fotografo, e così via...
*



Certo! E attraverso il "linguaggio del corpo" puoi ricavare anche altre informazioni... Ad esempio, cosa mi dici del loro stato d'animo? Hai notato la faccia di lui? Ha un'espressione piuttosto particolare... Lei sembra sorreggere il gelato con tutte e due le mani: cosa potrebbe indicare? Si sono seduti al limitare dell'ombra, e lei ha di fatto la parte superiore del corpo al sole... Se mi metto in quella postura, e immagino di avere quell'età, e di essere lì al suo posto, cosa mi "racconta" il mio corpo? E se faccio lo stesso con lui? In quel momento, in che relazione sembrano essere? Potrebbe darsi che siano momentaneamente immersi in un'esperienza del tutto individuale, magari in una "trance da gelato", o stiano pensando ai casi loro... c'è ugualmente "relazione"? Nota come ognuno dei due sembra essere completamente intento al proprio gelato. E lui con quell'espressione... wink.gif Eppure sono vicini, praticamente a contatto.
Hai notato come lui tenga i piedi più "larghi", ben piantati? E lei invece, nonostante le "scarpe" non siano di quelle comode e che favoriscono l'equilibrio, ha una base d'appoggio molto più stretta... Lui ha una serie di rughe all'angolo della bocca, indice di una contrazione dei muscoli dellaguancia e degli angoli della bocca rivolti in basso... metti la tua bocca nella stessa posizione... insieme al resto del corpo... immagina di avere quell'età e di essere per un momento quell'uomo... Cosa senti? Che pensieri ti vengono? Cosa è importante per te?
...eccetera... smile.gif

Ma c'è un altro livello.

Cosa ha colpito TE in questa immagine? Perché hai deciso di scattare? Cosa volevi immortalare? Che emozione tua si rispecchiava in questi due anziani?... Se io mi immagino di essere TE mentre scatti questa foto, cosa è importante per ME? Quali sono le mie emozioni? I miei sentimenti?

Spero che questo piccolo sguardo nel mio modo di "leggere" ti spieghi più che non le mie parole. smile.gif

QUOTE(GiorgioBS @ Nov 29 2005, 07:31 PM)

dunque leggere la fotografia è ben diverso da leggere qualche fotografia, ci potremmo avvicinare a capire la fotografia (ammesso che significhi qualcosa)...

leggere = trarre un senso...
*



YESSSS! biggrin.gif

Ovviamente, tenendo conto che ci mettiamo comunque del nostro... tongue.gif
margior
Una mattina e un pomeriggio...intensi!?!

Provo a riprendere alcuni spunti...

Sul gioco, spunto bellissimo e pieno di implicazioni di Sergio Pivetta, faccio il nome di Johan Huizinga, per chi fosse interessato.

Sulla sensazione che ci siamo collocati in un punto che rischia di essere semplicistico, romantico, e che il piano della cultura ha il suo peso, devo spendere due parole in più.

Effettivamente non è mai stato detto il contrario, il piano della cultura è li che aspetta di essere chiamato in causa.
Però potrebbe essere molto "ingombrante" e "imbarazzante"! Per questo abbiamo provato a "metterci in discussione" e "in ascolto" fino ad arrivare ad un punto che per analogia e provocatoriamente sembra "essere tornati bambini".

Questo permette due cose molto importanti.

Permette di evitare che si dica: questa è la mia cultura, questa è per me la fotografia e queste sono le sue regole.

Permette di svelare un piano di esperienza dove si esibisce tutta quella che possiamo chiamare la "potenza della struttura", un piano "teorico", "provocatorio". Ad esempio lo spazio sonoro continuo è un'astrazione al limite, quando mai si "esibisce"? Eppure è una struttura molto "potente" perché abbiamo visto che è stato articolato, non casualmente, non gettando i dadi (qualcosa del genere è stato magari anche fatto nel Novecento...), ma entro sistemi spaventosamente coerenti e capaci di permetterci creazioni uniche. E abbiamo visto anche con qualche rapido cenno che anche lo "spazio fotografico" può essere articolato in precise direzioni.

Ora se così attrezzati, ci riprendiamo il nostro habitus culturale, riprendiamo in mano la nostra "cassetta degli attrezzi del fotografo", qualcuno si è chiesto: ma dobbiamo essere molto attrezzati, conoscere tante cose, etc...?

E' già stato detto, si e no: si perché l'esempio di Twinsouls relativo al libro di King (!) parla chiaro, no perché è possibile leggere e apprezzare le nostre stesse creazioni a diversi livelli di profondità e coinvolgimento e esse stesse possono possedere diversa profondità e capacità di coinvolgimento. Indubbiamente se la cosa ci appassiona, sensi e cultura devono essere...ben "allenati", ma lo sono inevitabilmente...potremmo dire, come dice Sergio, "per gioco"!

Scusate...a dopo.



margior
Eccomi, dunque prendiamo la nostra cassetta degli attrezzi e ci ritroviamo...lo scatto postato da Giorgio!?! biggrin.gif

Dunque...premesso che così, su un singolo scatto (Giorgio!?! Già sei la "causa" di tutto questo...la tua è perfidia!) si ragiona veramente veramente tanto in astratto...

Sicuramente le prime cose che possiamo chiederci sono quelle segnalate da Twinsouls:

Dove si è posato lo sguardo del fotografo?

Come si è posato?

In questi primi passi ci è comodo rifare nostra la nozione di linguaggio. Comunemente si parla di linguaggio della fotografia. Ma la fotografia si articola anche in tutta una serie di generi ognuno con il suo linguaggio. Quindi parliamo di still life, landscape, ritratto, sport,...sono tantissimi ed è già questo un discorso di quelli che dobbiamo sviluppare.

Quindi il dove ci rimanda anche a tutta una serie di domande relative all'individuazione di un perché.

Per ritornare all'esempio potremmo dire: lo sguardo di Giorgio si è posato su due persone, una coppia, per fare un ritratto, forse una foto a ricordo di una giornata. Dobbiamo annotare bene che in questo particolare caso siamo nel campo delle ipotesi perché la foto non ce lo dichiara esplicitamente, e anche quest'ultima è ovviamente una caratteristica di questo scatto.

Poi si apre il capitolo del come. E anche qui dovrò dispiegare la mia cassetta personale degli attrezzi alla ricerca di tutti quegli elementi tecnici e compositivi che la foto presenta.

Nel caso specifico (Giorgio, help!?!) a mo' di esempio, le figure intere, ma comunque entrambe incurvate pressochè allo stesso modo e quasi rinchiuse e un po' compresse nella cornice della foto, la ripresa di scorcio, gli incroci delle linee degli elementi architettonici, i piani di un ritratto ambientato...questo è lo spazio...etc.

Quanto si può andare avanti...dipende da quanti scatti abbiamo davanti...valutare un autore implica anche confronto, possibilità di arrivare alla definizione di una cifra stilistica...

Troverei interessante proseguire la discussione concentrandomi da un lato sull'articolazione dei linguaggi fotografici, ovvero tentare di arrivare ad una sorta di veloce elencazione dei generi, dall'altro sulle peculiarità della fotografia in generale e della fotografia di oggi rispetto ad altri linguaggi della comunicazione visiva.

Buona serata









Cristiano Orlando
Ciao a tutti mi sono letto tutte le discussioni insieme, quindi potrei avere qualche problema nell'identificazione precisa di chi ha parlato.
TOAD all'inizio del thread aveva aggiunto un piccolo inciso a parer mio fondamentale "dipende da che foto fai". Non credo sia possibile trovare un unico modo di lettura, delle regole di lettura delle foto, ma non è relativismo, anzi nulla c'entra. Le varie strutture di lettura sono tra loro equivalenti, in quanto estranee a generalizzazione. Se vogliamo possiamo dire che una foto va identificta per genere e già questo costituisce una prima schematizzazione in struttura. Non è del tutto arbitraria la cosa, una foto macro non può essere considerata quella di un panorama, perchè? Chiediamoci quali sono i parametri che ci fanno dire che una foto di panorama non è una macro. La domanda, stupida me ne rendo conto, dovrebbe stuzzicare sia il palato dei pensatori più arzigogolati e raffinati, che quello dei più emozianali. Ma come per la musica, come per la linguistica, le due scienze tirate in ballo, non vi è alcuna differenza di merito tra una metodo musicale e l'altro a livello uditivo. Ciò che cambia è evidentemente la struttura, di cui la grammatica, e la messa su pentagramma è una parte, ma non è essa stessa struttura. Un esempio breve per spiegarmi (parlo di lingua che di musica cilecco) una frase "La mela mangia Marco" è grammaticalmente corretta, ma ha senso per noi? Non è la grammatica che ci fa comprendere che la frase è insensata, dobbiamo fare riferimento ad uno schema superiore, che includa la grammatica, ma che non sia l'unica categoria. Per la fotografia è possibile estenderne la metafora, possiamo avere una foto ben composta del tutto vuota esattamente come la frase della mela carnivora. Possono esistere diverse strutture, tutte valide, ma nessuna generale. Esempio una fotografia di reportage di guerra ha un contenuto "grammaticale" di peso sostanzialmente differente rispetto ad una fotografia astronomica,se creiamo una "scala di importanza" nella lettura della foto abbiamo magari la composizione al penultimo posto di rilevanza nel giudizio della foto giornalistica e primario nel paesaggio e addirittura assente nella fotografia astronomica. Quindi ottengo una struttura diversa per giudicare ogni foto, tra di loro è evidente che le strutture hanno identico valore, ma i singoli componenti anche se ripetuti nelle strutture acquistano valori diversi. Non è quindi possibile creare una generalizzazione di giudizio fotografico. Volendo potrebbe svilupparcisi una interessante matematica della fotografia. Non possiamo quindi che generalizzare dicendo che ad ogni fotografia si può dare un giudizio. Immagino che coralmente ci sia un coro di "ma va!!!" "e quanto c'hai messo per dire sta ca..." etc. verissimo! Ma allora se riusciamo ad identificare una struttura ossia una serie di punti comuni che ci permettano di identificare un paesaggio piuttosto che una macro e ci permettano di creare una scala di valori interni alla struttura, cosa otteniamo? Otteniamo la base. Ossia quando si conosce davvero bene la tecnica io ho una base di lavoro, non un lavoro. Credo che in questo gli artisti e storici dell'arte presenti nel forum possano aiutarci ( a partire da Nico), non posso pensare di saper scrivere un opera senza conoscere le note e questo è ovvio, ma non posso neanche pensare di scrivere una canzone bella che sia e dire che è un opera, cosa li differenzia, che nel primo caso io scrivo secondo la base che ho, li mischio li rimischio, sento delle emozioni, nel secondo caso io aggiungo punti che seppur nella struttura (se infatti volessi usare dei colori per fare musica, uscirei dalla struttura musica, oltre ad essere privo di senso)non ne costituiscono la base, ma rinnovano la stuttura e costituiscono l'unicità del lavoro. Pensandola così posso spiegarmi perchè un Beato Angelico sia per alcuni un noiosissimo "madonnaro" e per uno storico dell'arte un maestro di uno stile (ho preso un esempio a casaccio, lungi dal consocere le problematiche storiografiche in materia). Data una base pittorica che fa di me come di Beat angelico un amante della pittura, io provo con difficoltà a seguire le basi e ottengo dei buoni lavori, un artista aggiunge alle basi dei punti nella struttura unici che lo identificano. Ma nessuno storico dell'arte serio ti dirà che Mihelangelo vale e un Balla no, ma ti dirà che non puoi confrontarli perchè sono diversi e ognuno è un grande a modo suo, spiegandoti in cosa sono stati grandi, ma ciò non toglie che loro sono in una struttura ordinata e che quindi ti è possibile identificarli e classificarli, ma non secondo merito.
Cosa ci fa dire allora che una cosa è bella oppure no? Il gusto! E da cosa dipende il gusto? da tutta quella serie di cose elencate da voi finora, emozioni personali, quadro storico.
andiamo a tirare le somme di questa rottura che ho scritto:
Come giudichiamo una foto? In base ad una categoria,una classifica e a gusto. Mentre la prima è invariabile (credo) le altre due sono variabili e spesso dipendenti.
Cris
margior
Ciao,
leggo al volo e ti rispondo al volo...devo uscire.
Sono d'accordo con quello che dici in quanto se vogliamo occuparci di fotografia prima o poi dobbiamo fare i conti con...la fotografia.

Preferisco però dire che "convenzionalmente" diciamo "linguaggio fotografico" o "linguaggi fotografici".

Non esiste un apriori del ritratto fotografico, il ritratto fotografico in sé: la foto postata da Giorgio è emblematica nel non dichiarare cosa è, è forse un "ritratto inconsapevole" perché le due persone non sono chiaramente in quella che convenzionalmente chiamiamo...posa. E' forse "street photo" ?!? Condivido comunque che siamo di fronte...ad un tiro mancino di Giorgio! Che oltretutto non si fa vivo! E non ci dice dove vuole arrivare...

Comunque concordo, parlare di generi e in generale di statuto della fotografia cioé in generale cosa "fa" la fotografia oggi credo sia preliminarmente importante. Anche attraverso esempi di foto postate nei life di questo forum...

Noto di sfuggita che emergono le tante angolature da cui può essere affrontato il discorso (fenomenologiche, semiologiche, ermeneutiche...).

Un saluto
Martino
toad
QUOTE(ConteMaxS @ Nov 29 2005, 02:26 PM)

La musica è anche matematica.
Alcuni mostri riescono a suonare in 7/8, mentre la sezione ritmica della band è in 4/4.


Se non mi ricordo male, Conte, "Blue Rondò a la turke", sempre di Brubeck, è in 7/8.
davidebaroni
QUOTE(Cristiano Orlando @ Nov 30 2005, 01:07 AM)
(...)
Se vogliamo possiamo dire che una foto va identificta per genere e già questo costituisce una prima schematizzazione in struttura. Non è del tutto arbitraria la cosa, una foto macro non può essere considerata quella di un panorama, perchè?
(...)
...non vi è alcuna differenza di merito tra una metodo musicale e l'altro a livello uditivo.
(...)
... Esempio una fotografia di reportage di guerra ha un contenuto "grammaticale" di peso sostanzialmente differente rispetto ad una fotografia astronomica,se creiamo una "scala di importanza" nella lettura della foto abbiamo magari la composizione al penultimo posto di rilevanza nel giudizio della foto giornalistica e primario nel paesaggio e addirittura assente nella fotografia astronomica.
(...)
...ottengo una struttura diversa per giudicare ogni foto, tra di loro è evidente che le strutture hanno identico valore, ma i singoli componenti anche se ripetuti nelle strutture acquistano valori diversi. Non è quindi possibile creare una generalizzazione di giudizio fotografico. Volendo potrebbe svilupparcisi una interessante matematica della fotografia. Non possiamo quindi che generalizzare dicendo che ad ogni fotografia si può dare un giudizio.
(...)
... Ma nessuno storico dell'arte serio ti dirà che Mihelangelo vale e un Balla no, ma ti dirà che non puoi confrontarli perchè sono diversi e ognuno è un grande a modo suo, spiegandoti in cosa sono stati grandi, ma ciò non toglie che loro sono in una struttura ordinata e che quindi ti è possibile identificarli e classificarli, ma non secondo merito.
Cosa ci fa dire allora che una cosa è bella oppure no?
(...)
Come giudichiamo una foto? In base ad una categoria,una classifica e a gusto. Mentre la prima è invariabile (credo) le altre due sono variabili e spesso dipendenti.
Cris
*



Ciao Cris, benvenuto nell'arena... biggrin.gif

Mi sono permesso di sfrondare un po' il tuo intervento: citarlo tutto sarebbe stato un po' troppo persino per me. biggrin.gif

Per cominciare, riguardo alla prima tua frase che ho quotato: anni fa un fotografo di cui non ricordo il nome (mai avuta memoria per i nomi...) realizzò una incredibile serie di "paesaggi urbani" fotografando... circuiti stampati con tutti i loro chips, diodi e tutto il resto. Erano macro, E erano paesaggi. Anche secondo i canoni, a parte il soggetto. smile.gif Quindi le divisioni non sono poi così drastiche...

A partire dalla seconda frase che ho quotato, che anche nel testo integrale non è poi tanto più giù, avviene un cambiamento: dalla "lettura" passi a parlare del "giudizio", come ho evidenziato mettendo in grassetto tutte le volte che vi hai fatto riferimento. E questo dimostra proprio uno dei miei punti chiave, e cioé che la visione corrente della "lettura" è in realtà quella di un giudizio di valore, di merito. smile.gif

Ora lascia che ti faccia una domanda: come puoi esprimere un "giudizio", anche di merito storiografico, se prima non hai fatto una lettura dell'immagine il più possibile approfondita? Se non è preceduto ed accompagnato da una lettura, il giudizio è superficiale, basato soltanto sul gusto ("mi piace, non mi piace", o "è bello, non è bello"). Certo, la lettura può anche essere "due anziani che mangiano il gelato", ma permettimi di sostenere che si tratta di una lettura superficiale... biggrin.gif

Lettura e giudizio sono per me due fasi successive. Prima viene la lettura, e in questa fase attraverso tutti i "passi" di cui ho accennato in un altro post. Poi viene, eventualmente, il giudizio, e qui entrano in gioco lo scopo a cui la foto deve servire, i riferimenti storici e artistici, i parametri di valutazione che ho deciso/mi è richiesto di applicare, e ai quali riferirò tutto il resto che avrò già individuato in sede di lettura, e in particolare nell'ultima fase della lettura, quella che ho chiamato di codifica... smile.gif

Spero di essermi spiegato. biggrin.gif

OK, questa è la mia opinione, ed è solo un'opinione. Giorgio, #@§$@# miseria, vuoi dire qualcosa anche tu, oltre che gettare esche??? Altrimenti giuro che vengo a Venafro e fotografo solo te in tutti gli atteggiamenti più compromettenti... che è la mia vera specialità!! biggrin.gif
Cristiano Orlando
QUOTE
convenzionalmente" diciamo "linguaggio fotografico" o "linguaggi fotografici".

Beh a livello linguistico la cosa è un po' più semplice con la distinzione tra linguaggio e lingua, con la fotografia i termini sono un po' meno precisi per via del fatto che non è una scienza. Seppure le lingue sono convenzioni, il linguaggio non lo è, ma può essere definito una facoltà.
Mi aggancio quindi a quanto dice twinsouls
QUOTE
come puoi esprimere un "giudizio", anche di merito storiografico, se prima non hai fatto una lettura dell'immagine il più possibile approfondita
rispondendo che non posso leggerla (approfonditamente)se non giudicandola. Altrimenti la giusta osservazione della flessibilità della struttura, se pur discutibile, non è convalidata. Ti faccio un esempio a me più vicino visto che si parla di storiografia, nel momento in cui io ho un documento per le mani se mi limito a leggerlo o riportarlo io faccio una terribile opera storiografica, come suggerisci attentamente tu, ne do una lettura superificiale. Nel momento in cui io vado a collocare il documento in un contesto, devo collocarlo in base a "giudizi" che io esprimo sul documento, suppondendo, come è nella stragrande maggioranza dei casi, che io non so nulla direttamente del contesto d'origine e che devo dedurlo.
devo in pratica rispondermi, in ambito storiografico, certamente al chi, come etc etc, ma anche al valore del documento per la mia ricerca e, se io non conosco chi ha redatto il documento, anche il rispondere al chi-come dipende da un "giudizio"supposto. Sono d'accordo con voi sul fatto che il termine non è appropriato, ma credo giunga alla stragrande maggioranza in modo diretto.
Il fatto che non vi sia merito nel giudizio, ossia che io non vi stia esprimendo valori, non nega che io possa interpretarlo. La lettura è quindi sempre superficiale, la lettura ci dice, come giustamente affermavi, che sono due persone che mangiano un gelato, l'analisi dell'immagine comporta (o lettura approfondita, usandolo a mo di sinonimi) un passo in più ma un giudizio (o interpretazione, usati anche loro come sinonimi) sulla lettura. Dire che è composta secondo questa o quell'altra regola, vuol dire attribuire all'immagine un valore di riferimento ad una regola,che consiste (volgarmente) in un giudizio. Un giudice non giudica, o non dovrebbe giudicare, in base alla personale repulsione per un atto, ma alla conformità alla norma, citata da chi accusa. Ma in una immagine la lettura non può limitarsi al giudizio di conformità alla struttura, ma vi si deve aggiungere una variabile dipendente dal gusto, che è a sua volta, una variabile doppia, di tempo e personale.
Io, per ora, non credo che la lettura di una fotografia possa essere qualcosa di oggettivo, qualcosa di diviso in categorie, forse flessibili, anche se i "paesaggi urbani" mi lasciano un po' perplesso in quanto espressione poetica come "I fiori del male" non è certo un manuale di floricoltura, ma che possa e debba essere basata su un giudizio in categoria + una aggiunta di gusto (con la sua variabilità e come direbbe margior la sua polisemanticità). Rigirandoti la domanda, come puoi leggere una immagine senza interpretarla (o giudicarla)?
Sono d'accordo solo parzialmente conmargior quando parla dell'apriori, ma siccome io pure devo uscire, magari ne riparleremo.
Cris
ConteMaxS
QUOTE(GiorgioBS @ Nov 29 2005, 08:31 PM)
direi che è giunta l'ora di utilizzare qualche esempio per comprendere meglio il discorso...

inserisco un mio scatto.....

*



Io l'ho letta così: "eccoci quà, io e mia moglie tra un 40 anni....speriamo....!!"
ConteMaxS
QUOTE(margior @ Nov 30 2005, 10:11 AM)
Ciao,
leggo al volo e ti rispondo al volo...devo uscire.

Un saluto
Martino
*



Guagliò ma statti un poco fermo, mi sembri l' avvocato delle cause perse, vai, vieni, fai cose, conosci gente..
Forza, fatti na tazzulella di caffè, siediti e parliamo in grazia di Dio.
davidebaroni
QUOTE(Cristiano Orlando @ Nov 30 2005, 11:18 AM)
Rigirandoti la domanda, come puoi leggere una immagine senza interpretarla (o giudicarla)?
Cris
*



Beh, Cristiano, questo l'ho già spiegato, e qui sta emergendo uno dei problemi che impediscono di approfondire temi di questo tipo solo attraverso il linguaggio verbale: la stessa parola (in questo caso "giudizio") ha valori DIVERSI per ogni singola persona che la usa, e fino a che non si raggiunge un linguaggio condiviso non è possibile comunicare efficacemente al 100%. smile.gif

Interpretazione non è sinonimo di giudizio, per me. Nel mio vocabolario, giudizio è espressione di una valutazione di merito, di valore. E infatti mi sono fatto scrupolo di specificare più volte che di un giudizio di valore/merito sto parlando quando dico che questo giudizio non può entrare nella mia lettura. Ho anche fatto l'esempio di "mi piace/non mi piace", o di "è bello/non è bello", eccetera.

Quello che voglio dire con tutto il mio discorso fino a questo punto è che per me lettura e valutazione sono due fasi distinte. Ok, ok, a volte (magari spesso, o addirittura sempre, a seconda delle "strategie" e procedure personali) vanno "in parallelo", ma sono e restano diverse. Lo scopo della mia lettura non è l'espressione di un giudizio, ma l'arricchimento personale e la comprensione. Puoi anche chiamarla raccolta informazioni, se vuoi. smile.gif

Ora, tu stesso fai la distinzione, senza probabilmente rendertene conto, in una specifica frase: "Quando vado a collocare il documento in un contesto...".
La mia lettura NON colloca il documento in un contesto. Quello viene dopo, per valutarne l'efficacia e la congruenza con i suoi scopi. Una immagine meravigliosamente artistica di un insetto che però non permette di riconoscerlo ed individuarne le caratteristiche identificative non è una buona foto "entomologica", naturalistica, documentaria. E se il suo scopo era quello documentale, non è una foto riuscita, anche se mi emoziona e mi evoca visioni fantastiche... O almeno non è una foto adatta a quel contesto, mentre lo è ad un altro. Questo è utile anche a fini di catalogazione.
Ma valutazione e catalogazione sono fatte, su più o meno precisi parametri, sulla base delle informazioni raccolte con la lettura, più o meno approfondita. smile.gif

O almeno questo è il modo in cui funziona per me. smile.gif

In un confronto "faccia a faccia" potremmo anche concordare su un liguaggio condiviso e scoprire che le cose che diciamo sono perfettamente compatibili fra loro. Qui, non lo so. Ma non è mia intenzione spingermi oltre... Quello che mi sembrava importante dire l'ho detto, e credo che siamo arrivati al confine di ciò che le parole permettono.

A presto, e se Giorgio facesse sentire la sua voce... biggrin.gif
Davide

PS: ConteMax, quella è una delle ipotesi che anche io ho fatto riguardo a quello che ha spinto Giorgio a scattare, cosa ci vedeva LUI... biggrin.gif
PAS
Ho un grande cruccio,
quello di non seguire come vorrei questa discussione che a mio parere andrebbe messa in evidenza.
(ma siccome è in Tecniche avrà probabilmente vita più lunga….sic!)
QUOTE(twinsouls @ Nov 30 2005, 11:26 AM)
......
Per cominciare, riguardo alla prima tua frase che ho quotato: anni fa un fotografo di cui non ricordo il nome (mai avuta memoria per i nomi...) realizzò una incredibile serie di "paesaggi urbani" fotografando... circuiti stampati con tutti i loro chips, diodi e tutto il resto. Erano macro, E erano paesaggi. Anche secondo i canoni, a parte il soggetto. smile.gif  Quindi le divisioni non sono poi così drastiche...

Davide parto da questo punto del tuo intervento per cogliere l’occasione di mettere un altro po’ di carne a cuocere, visto che Giorgio non si decide a dire la sua
Da pragmatico, cito un esempio per spiegarmi meglio (lo si potrebbe fare anche utilizzando la foto di Giorgio)
Ti ricordi qualche giorno fa a Bologna? Ho fotografato Beppe con una focale di 70mm.

Bene! Nel fotogramma non c’è solo lui ma anche il contesto in cui si stava muovendo. E’ una foto cosiddetta “street”? Forse sì almeno stando a quello che ha captato il mio immaginario dagli esempi attribuiti a questa categoria.
Visto che il mezzo tecnologico me lo ha consentito, ho fatto un crop del volto di Beppe e l’ho messo in una discussione affine a questa (poi incomprensibilmente chiusa). Mi è stato detto: bel ritratto!
Bene e se avessi croppato meno?
Quando la foto avrebbe finito di essere una “street” ed iniziato ad essere un ritratto, e la definizione di questo confine può essere oggettiva?

Più sotto dici:
QUOTE
Lettura e giudizio sono per me due fasi successive. Prima viene la lettura, e in questa fase attraverso tutti i "passi" di cui ho accennato in un altro post. Poi viene, eventualmente, il giudizio, e qui entrano in gioco lo scopo….


Ma se anche la lettura può essere incerta…… hmmm.gif
Gennaro Ciavarella
ma è possibile non collocare il documento, qualsiasi esso sia, in un contesto

il problema è che nel momento in cui una persona qualsiasi si pone di fronte ad un documento non può prescindere da se

insomma, faccio un esempio popperiano, se un ricercatore va in mare e pesca con una rete degli animali non può dire in questo mare vivono questi animali ma solo in questo momento con questa barca, con questa rete, queste condizioni al contorno (ecc. ecc.) ho questo risultato

lo stesso tipo di atteggiamento deve o dovrebbe essere riportato anche nel campo lettura

perchè questo è un campo mediato. il linguaggio è un media, una rappresentazione e, come tale, può portare ad errori e fraintendimenti

bisogna, come giustamente ricordi, conoscere i suoni, le parole, la grammatica, la sintassi e ... le figurazioni

la poesia ne ha fatto un tema d'uso con l'ermetismo

questo porta a non potere dare valori ma solo a potere effettuare delle ricerche nella dimensione del rivelato ... ( unsure.gif )

almeno credo (ho frainteso qualcosa?)

gennaro
davidebaroni
QUOTE(PAS @ Nov 30 2005, 11:54 AM)
Da pragmatico, cito un esempio per spiegarmi meglio (lo si potrebbe fare anche utilizzando la foto di Giorgio)
Ti ricordi qualche giorno fa a Bologna? Ho fotografato Beppe con una focale di 70mm.

Bene! Nel fotogramma non c’è solo lui ma anche il contesto in cui si stava muovendo. E’ una foto cosiddetta  “street”? Forse sì almeno stando a quello che ha captato il mio immaginario dagli esempi attribuiti a questa categoria.
Visto che il mezzo tecnologico me lo ha consentito, ho fatto un crop del volto di Beppe e l’ho messo in una discussione affine a questa  (poi incomprensibilmente chiusa). Mi è stato detto: bel ritratto!
Bene e se avessi croppato meno?
Quando la foto avrebbe finito di essere una “street” ed iniziato ad essere un ritratto, e la definizione di questo confine può essere oggettiva?
*



Grande Valerio... smile.gif Pollice.gif

Secondo me, no, non può essere oggettiva. Al massimo ci possono essere dei codici condivisi di definizione, ma sull'oggettività dei parametri di definizione codificati possiamo stare a discutere per anni. wink.gif

Nella mia professione esiste un "manuale" che "codifica" sintomi e patologie a fini diagnostici. Si chiama DSM-IV. Ho dovuto impararlo e studiarlo per l'Università e per l'Esame di Stato... ma non l'ho mai usato, perché la codifica è talmente poco oggettiva che il margine di interpretazione è troppo ampio. biggrin.gif

QUOTE(PAS @ Nov 30 2005, 11:54 AM)
Ma se anche la lettura può essere incerta…… hmmm.gif
*



...e infatti ho aggiunto, in fondo a un post: "...tenendo conto che ci mettiamo comunque del nostro!"... biggrin.gif
La nostra lettura dipende anche dalla nostra capacità di cogliere particolari e visione d'insieme, di mettere in relazione le cose che osserviamo, dal nostro bagaglio di esperienza personale che ci permette di ri-conoscere ciò che vediamo, eccetera. Ovviamente tu ed io leggeremmo cose diverse... ma forse, condividendo il metodo ed il linguaggio, non così diverse. wink.gif

Gennaro, se capisco bene quello che dici in questo tuo post, direi che ci siamo abbastanza. smile.gif
L'atteggiamento del ricercatore è alla base della lettura come la intendo io. Ed effettivamente non posso dare valori ma solo indagare nella dimensione esplicita ed implicita del rivelato, se capisco a cosa ti riferisci. smile.gif

E ora non dirò più nulla fino a che non avrò letto il parere di Giorgio! biggrin.gif
ConteMaxS
Riflettevo sulle cose dette da Twin, e ancora una volta mi sono tornate in mente delle analogie.
Voi, gentili e garbati come siete, mi consentirete di dire la mia, la quale, sicuramente non porterà a nessuna conclusione, poco aggiungerà al discorso, ma sicuramente mi aiuterà a capire, a incanalare meglio, l’ enorme flusso di informazioni che mi sta travolgendo.
Insomma uno fa tanto per costruirsi la sua capannella nella quale vivere tranquillo, sicuro che nulla la scalfirà, e voi che fate? Vi mettete a parlare di queste cose?

Venendo alle analogie di cui vi dicevo.
Dunque, ricordo perfettamente la difficoltà che ho avuto a imparare ad eseguire un “controtempo”.
Il “controtempo” in realtà non esiste, si tratta di figure musicali che per la loro divisione ritmica, “violano” quello che musicalmente è definito battere.
Il battere, in pratica lo posiamo sperimentare tutti, facilmente, basta ascoltare un brano musicale e portare il tempo con le mani o con i piedi.
Quasi, e ribadisco QUASI, sicuramente, se stiamo ascoltando un brano pop ci ritroveremo a fare quattro movimenti o a battere quattro colpi.
Fateci caso, i quattro movimenti emettono il suono o il rumore, quando la mano o il piede batteranno, rispettivamente, sul tavolo (o quello che vi pare) e a terra.
Ecco il battere.
UNO / DUE / TRE / QATTRO oppure PA / PA / PA / PA in un 4/4.
Nei ritmi Latin o Reggae (giusto per citarne alcuni) invece, quell’ effetto…..come dire, quella sensazione di ondeggiamento, quel particolare groove che ci porta a ballare, è causato proprio dal fatto che questi ritmi gli accenti sono suonati in “levare”,
Prendiamo il Reggae: un-pa / un-pa / un-pa / un-pa (provate ad ottenere quello che indicato con UN battendo piano piano il piede a terra e a suonare il PA più forte magari con la mano sul tavolo.

Vabbè, dopo questo excursus, cosa voglio dire, che generalmente è più facile suonare in battere, perché un po’ tutto quello che ci circonda è in battere: il TIC-TAC dell’ orologio, l TIC TIC delle frecce della macchina….e anche dal punto di vista proprio “culturale” (ma qui potrei dire fesserie e spero che qualcuno mi aiuti o mi smentisca addirittura) noi occidentali, o meglio Europei, siamo più “abituati" al battere e alla quadratura.
Io che sono meridionale, ad esempio, sento quanto mi appartiene il ritmo delle tammurriate e delle tarantelle.
Tra l’ altro i ritmi delle tarantelle e delle pizziche sono terzinati come quelli del Blues….però a sentirli……
Un percussionista Latino Americano (citate chi vi pare), non ha molta difficoltà nell’ andare “controtempo” nell’ esecuzione del brano, ed è questo “trasgredire”, rispetto alle nostre abitudini che ci fa sgranare gli occhi quando ascoltiamo un assolo o un fill di un percussionista durante l’ esecuzione del brano.
Insomma, intendo dire che quello che dice TWIN è bellissimo ed è anche uno strumento che ti aiuta ad imparare e a capire tante cose nuove e perché no, anche ad essere meno intollerante, però e difficile.
Come faccio a mettere a riposo tutte le mie sovrastrutture?
E questo vale anche nella fotografia, visto che parliamo di questo.
Che avete capito? Che ho detto?
Voi mi state facendo arravogliare la capa.
Gennaro Ciavarella
infatti, contemax, nessun riposo per le sovrastrutture, oltre tutto sono insite anche nel tuo dna (oltre che nel mio)

è che occorre sempre dire e cito newton, fisso a stelle fisse, insomma dare il sistema di riferimento

tenendo ben presente anche il non rappresentato e non rappresentabile che è insito agli stati d'animo

certo twin è proprio quello che intendevo Pollice.gif

gennaro
walter55
QUOTE(twinsouls @ Nov 30 2005, 12:18 PM)
Grande Valerio... smile.gif   Pollice.gif

Secondo me, no, non può essere oggettiva. Al massimo ci possono essere dei codici condivisi di definizione, ma sull'oggettività dei parametri di definizione codificati possiamo stare a discutere per anni. wink.gif

Nella mia professione esiste un "manuale" che "codifica" sintomi e patologie a fini diagnostici. Si chiama DSM-IV. Ho dovuto impararlo e studiarlo per l'Università e per l'Esame di Stato... ma non l'ho mai usato, perché la codifica è talmente poco oggettiva che il margine di interpretazione è troppo ampio. biggrin.gif
...e infatti ho aggiunto, in fondo a un post: "...tenendo conto che ci mettiamo comunque del nostro!"... biggrin.gif
La nostra lettura dipende anche dalla nostra capacità di cogliere particolari e visione d'insieme, di mettere in relazione le cose che osserviamo, dal nostro bagaglio di esperienza personale che ci permette di ri-conoscere ciò che vediamo, eccetera. Ovviamente tu ed io leggeremmo cose diverse... ma forse, condividendo il metodo ed il linguaggio, non così diverse. wink.gif

Gennaro, se capisco bene quello che dici in questo tuo post, direi che ci siamo abbastanza. smile.gif
L'atteggiamento del ricercatore è alla base della lettura come la intendo io. Ed effettivamente non posso dare valori ma solo indagare nella dimensione esplicita ed implicita del rivelato, se capisco a cosa ti riferisci. smile.gif

E ora non dirò più nulla fino a che non avrò letto il parere di Giorgio! biggrin.gif
*



Mamma mia!
Quoto l'intervento di Davide solo perchè è l'ultimo (ultimo?? mentre scrivo vedo che se ne sono aggiunti ancora altri... ma non state mai fermi?) di questa interessantissima discussione.... ma che fatico purtroppo a seguire nel modo che merita (... e mi scuso fin d'ora per eventuali sciocchezze)

Solo un pensiero:
nell'ultimo post di Davide "leggo" 9 (dico nove faccine... con buona pace del Conte). Perchè?
Perchè c'è una incompletezza di fondo in ogni nostro linguaggio, ed ogni nostro tentativo di spiegare e comprendere appieno, in maniera totale e perfetta, è destinato a fallire. Ma è nelle cose, e nella nostra stessa incompletezza di uomini, e saperlo mi aiuta. Ma non è soggettività. E' il progressivo svelarsi di un senso, di un significato (lo so... lo so... c'è chi dice che il vero senso è il NON senso, ma non sono convinto affatto di questo)
C'è una parte di "mistero" dovuto allo svelarsi continuo della realtà mia e di quella deglia altri. "Più conosco più so di NON conoscere" oppure "più leggo.. più mi accorgo di NON saper leggere". Ma non è la tecnologia o la tecnica che sono insufficienti... è il mistero dell'uomo che diventa sempre più grande perchè lo conosco sempre di più. Lasciare spazio allo svelarsi del "mistero" è ritornare un po' più umili di fronte alla realtà, quella vera e quella descitta, che ci supera sempre, ci stupisce, esalta, e atterrisce. C'è sempre, io credo, nelle cose e nelle persone, un altro e un oltre, che riuscirò a "leggere" solo Domani.

Scusatemi ancora.
Walter.
ludofox
QUOTE(ConteMaxS @ Nov 30 2005, 12:39 PM)
.......
...
Venendo alle analogie di cui vi dicevo.
Dunque, ricordo perfettamente la difficoltà che ho avuto a imparare ad eseguire un “controtempo”.
Il “controtempo” in realtà non esiste, .....
*



Perfetto, caro Conte.

Ti sei dato la risposta da solo!

Poche settimane fa, in un intervento (più o meno su questo argomento) avevo detto:

La sensibilità necessaria per poter, non dico giudicare, ma capire un'opera è qualcosa di cui entriamo in possesso dopo molto tempo speso a guardare, ascoltare, leggere.

Faccio un esempio musicale.
Il jazz è un tipo di musica che prevede specifici canoni armonici e metrici, cartteristica che lo rende immediatamente riconoscibile infatti.

Ma questi canoni non sono quelli a cui siamo abituati (fin da bambini) e quindi non vengono capiti.
Quante volte mi sento dire che il jazz è un'insieme di rumori senza una logica.
I bambini di New Orleans invece lo canticchiano andando a scuola probabilmente.
Il jazz lo si comprende (e quindi lo si apprezza) solamente dopo lunghe ore di ascolto.


Il concetto è praticamente lo stesso.

Io non parlerei di violazione o trasgressione, quando parli del "controtempo" ma di comprensione di una struttura metrica diversa da quella alla quale siamo abituati.
Quindi si parla di comprensione, di conoscenza.
Senza di quelle, non si potrà "leggere" alcunché.
ConteMaxS
Amici, non fatemi arrabbiare, stiamo dicendo che per capire bisogna leggere attentamente, approfonditamete, gurdare e riguradre ma continuate a chiamarmi contemax......
Uè, uè, e allora?

Io sono ConteMaxS.
Con la C la M e la S maiuscole.


E non lo dico più.
ludofox
QUOTE(ConteMaxS @ Nov 30 2005, 01:13 PM)
Amici, non fatemi arrabbiare, stiamo dicendo che per capire bisogna leggere attentamente, approfonditamete, gurdare e riguradre ma continuate a chiamarmi contemax......
Uè, uè, e allora?

Io sono ConteMaxS.
Con la C la M e la S maiuscole.
E non lo dico più.
*



huh.gif

Ma per leggere bene, bisogna anche scrivere bene!

laugh.gif laugh.gif laugh.gif

Scusa, ConteMaxS, si scherza!
ConteMaxS
QUOTE(ludofox @ Nov 30 2005, 02:21 PM)
huh.gif

Ma per leggere bene, bisogna anche scrivere bene!

laugh.gif  laugh.gif  laugh.gif

Scusa, ConteMaxS, si scherza!
*



Eh, eh, hai ragione, anzi, pensa ch io il nick di Davide evito di scriverlo per intero perchè non ci riesco proprio....

Ragazzi, scusatemi se ogni tanto spezzo il discorso con queste mie ca//@te.
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