Gentile signor Elio,
mi permetto di intervenire in questo forum per chiederle alcune delucidazioni. Le sue dissertazioni mi sono sembrate interessanti, sebbene la mia attività professionale da oltre trent'anni sia quella del fotografo e non dell'ingegnere ottico, per cui mi sono rivolto ad un amico che dirige un laboratorio di ricerca in fisica ottica finanziato con cospicui fondi dell'Unione Europea. Purtroppo nemmeno lui è riuscito a capire nel dettaglio cosa lei intendesse dire.
Da un lato, e non gliene faccio una colpa, non tutti coloro che detengono una conoscenza specifica sono in grado di insegnarla, ovvero di trasmetterla ad altri. Dall'altro ci sono due aspetti di facile soluzione, che porrebbero fine alle polemiche che ho letto sui suoi post.
Se fosse così gentile da indicare dettagliatamente la metodologia dei suoi test e delle sue ricerche - includendo eventuali attrezzature, dispositivi e relativi setting, utilizzati - renderebbe un grande servizio a tutti gli utenti, e darebbe valenza scientifica alle sue parole (sebbene io sia fermamente convinto che il fotografo debba occuparsi di fotografare, lasciando ai tecnici la soluzione dei problemi che lei invece tratta).
Un altro aspetto riguarda la terminologia: poco comprensibile quando esatta; poco scientifica quando tenta di essere comprensibile, rasentando la soggettività; per lo più fantasiosa o inappropriata negli altri casi. La prego di non offendersi se osservo che nel suo post che cito in coda, anche l'italiano (ed in particolare la punteggiatura casuale) non favoriscono la comprensione del testo. Certamente o ha scritto con notevole fretta.
Se le scrivo ciò è solo perché ritengo che il suo lavoro, la sua passione, potrebbero essere utili in termini di divulgazione scientifica, ma così come sono impostati sono come le inutili e vaghe pontificazioni del professore che non sa e vuole cavarsi d'impaccio, e affascinare il suo pubblico, con delle iperbole non verificabili. Sono certo che non è questo il suo caso, e per questo e per rendere un servizio a tutti noi, che la invito a farsi capire meglio.
La ringrazio
Luigi
QUOTE
Uno dei punti di forza di certi obiettivi, come il 20 AFD, è proprio la brillantezza e il colore dell'immagine, che gli zoom non hanno. Specie su un tramonto, un 14-24 è cupo e con molto flare, non lo userei mai, anche perché monterei un graduato griglio serio. Gli esempi postati nel forum dedicato non sono affatto belli per me. Se poi prendete un Heliar 15, tenuta delle alte luci, dinamica sulle ombre... vi farebbero buttare in acqua salata il corredo.
Pompare il microcontrasto a bassa frequenza è sgradevole appena si spinge sull'ingrandimento. Un'ottica rotonda e pastosa con marezzature cupe non va bene per me e per chiunque neutro, almeno per il fine art, per un 30 x 45 o più. Il colore non deve essere cupamente saturo, con ombre sporche e chiuse. Di superwide poi ne ho visto molti e un bordo secco è un bordo secco, fa la differenza (c'è chi critica lo ZF 15 da paesaggista, uh!, mi sembra tanto la volpe con l'uva).
Molti tester si attaccano poi a fatti senza senso, a illusioni ottiche del monitor mal usato. Pensiamo all'aliasing di cui parlavamo sul cantante: se un capello ha bordo secco, c'è poco da cianciare, se siamo in una giravolta un micromosso ci sarà, ma se io misuro 0.8 pixel di blur, il sensore fisicamente non può distinguerlo e neppure l'occhio umano educato, se io vedessi lo spettro il sensore è surclassato. Per eliminare l'immagine devo stare con l'occhio a circa 1 m a 100 dpi, se no vedo alte frequenze rispecchiate. Oppure devo passare il tutto a Perfect Resize, ingrandire 300% e guardarlo ancora a 1 m. In laboratorio si DEVE fare così.
E alta frequenza significa dettaglio, aliasato ma dettaglio. Abbassare la compressione JPEG per il forum ha rasato il 70% dei dettagli, ovviamente tutti in alta frequenza, è ovvio che un impastamento lieve ci sarà, la versione da stampa fa addirittura 15 MB...
Anche lo smearing degli angoli dei wide è un qualcosa ad alta frequenza che dipende dal sensore/filtro. Ma essendo ad alta frequenza, porta ancora risolvenza e dettaglio. Se il 14-24 filtra basso, lo smearing non ci sarà, ma neppure il dettaglio, e voglia a pompare lo sharpening. Il bello è che se stampo già a 30 x 45 cm 400 dpi (3600 LW/PH, limite della D800e TEORICO), lo smearing, che è una "immagine" in aliasing ,non c'è più, vedo solo un'innocua perdita di macrocontrasto, mentre i dettagli restano. Leica con questa storia della bassa frequenza ha rischiato di chiudere contro i nipponici e poi contro Zeiss. La stampina sembrava intensa, ingrandendo il dettaglio non c'era proprio. Ha dovuto buttare lenti come il 24/2.8 ASPH, il 28/2.8 e ridisegnare acconciamente gli altri. I nikonisti invece si accontentano di quello che hanno (e Canon, Sony e Zeiss vanno avanti tra la gente di buon senso...), anzi fanno harakiri proprio sui pochi prezzi pregiati che hanno. Gusto dell'orrido!
Se io stampo (come stampo spesso) a 40x50 un ritratto a risoluzione ottica, il colpo deve essere assicurato. Userò un bel tele, non un vero macro, che è, deve essere più rotondo per altri motivi.
E' proprio sul campo che zoom, VR e altro perdono. Avrei potuto usare un 70-200 VR per la giravolta. Non sarei mai arrivato all'aliasing e avrei ammorbidito i capelli (occhio non vede, cuore non duole), il volto sarebbe stato anche lui arrotondato mascherando nello shaker il micromosso sub-sub pixel, ma sarebbe mancato il pop di colore, la secchezza (il 180+monopiede è molto più duro del VR alle alte frequenze) e già sul 20 x 30 l'impressione di rotondo e pastoso e cupo non la toglieva nessuno.
Se quell'immagine "attaccata" senza senso nel mazzo è una delle preferite di chi, competente, appassionato e titolato, ha guardato quella serie un motivo c'è e aggiungo che certe persone che parlano so per certo che non avrebbero mai centrato a volo inquadratura trasversale, esposizione, colore e altro con istogramma a filo, cosa che ho ottenuto nel 50+% dei 350+ scatti. La selezione è stata al second'ordine, al 10% ancora. Il primo sta a posto per 12 Mp.