QUOTE(mk1 @ Oct 1 2012, 09:22 AM)

L'importante è capirsi, certo che è così.
E' vero, si legge di tutto!
...
Fili.
Quando leggo o sento il termine nitidezza mi si drizzano i peli - insomma parto sulla difensiva. E certamente la ricerca del bokeh mi induce a dubitare che gli obiettivi considdetti nitidi posssano risultare sempre adatti.
Azzardo una versione sulla base dell'esperienza personale, quindi relativa alla mia percezione del fenomeno.
La nitidezza non è l'unità di misura quanto piuttosto la percezione visiva di riuscire a distinguere dettagli grazie alla separazione sufficientemente netta tra toni di grigio o colore. Dipende molto dal soggetto; difficilmente si cerca nitidezza sul viso, se non su occhi e annessi
o sulle labbra, insomma dove vi siano line che vogliamo immancabilmente nette.
La capacità di una lente di separare nettamente linee bianche da nere a bassa frequenza è definita macrocontrasto.
Ma noto che gli obiettivi capaci di separare e quindi rendere meglio leggibili questi dettagli ad alto contrasto tendono però a ridurre il microcontrasto, cioè la capacità di separare dettagli molto fini, ad alta frequenza, a basso contrasto.
Insomma gli obiettivi ad alto contrasto su dettagli poco contrastati operano una specie di taglio sulle frequenze più alte rendendole confuse, in pratica eliminandole,.
Quindi innanzitutto distinguerei macro-contrasto da micro-contrasto.
Per me gli obiettivi più risolventi sono quelli che raggiungono il miglior compromesso restituendo buon macrocontrasto senza pedere i dettagli fini.
Immaginiamo una capigliatura scura dove si distinguano bene i capelli più supeficiali o quelli ai margini su sfondo uniformemente chiaro ma
dove ancora si distinguono i dettagli nelle ciocche e lo stacco dei capelli su sfondo di tonalità quasi simile.
Tutto questo si riflette psotivamente anche sulla capacità di restituzione di passaggi tonali molto graduali e conservazione di
dettagli agli estremi di gamma (ombre e alte luci, In zona II-III e VIII-XI, per capirci).
La USM spesso viene utilizzata per accentuare il contrasto/separazione dei contorni su dettagli ad alto contrasto restituendo una netta sensazione di nitidezza, ma a ben vedere questa
croccantezza va a penalizzare i dettagli fini a basso contrasto conferendo un aspetto poco naturale.
Nelle aree di colore apparentemente omogeneo, come un cielo, si possono manifestare fenomeni di posterizzazione, perdita di continuità nelle
sfumature (transizioni tonali). Anche nello sfocato (bokeh) torna utile la capacità di risolvere dettagli a basso contrasto ed alta frequenza perché
migliora la gradualità dei passaggi nelle sfumature. Il bokeh risente comunque di altre caratteristiche dell'obiettivo, come la correzione dell'astigmatismo, senza dimenticare che i mediotele DC ricorrono alla CA per rendere più cremoso lo sfocato. Eppure CA e nitidezza non vanno daccordo.
Quanto sopra riassume la mia idea di nitidezza che applicata al caso del cielo, dove mancano dettagli ad alto contrasto (passaggi di contrasto bruschi) la USM generalizzata così come l'eccessivo macrocontrasto di un obiettivo può causare la perdità dei passaggi fini, delicati, cioè nella banda delle alte frequenze a basso contrasto.
In ambito digitale e di postproduzione l'uso delle maschere dovrebbe consentire un'attenta gestione della USM secondo le aree, tenendo conto del tipo di contrasto.
Ma un obiettivo risolvente
a mio modo di vedere dovrebbe servire anche a ridurre al minimo questo tipo di intervento, o meglio, a renderlo più agevole.