è stata quella che ha fatto scattare la molla della mia curiosità.
Cinque, il massimo dei voti, per le riprese ravvicinate e due, un votaccio, per il paesaggio.
Un buon quattro secco per le seguenti versioni 55/3,5.
Eppure si tratta del medesimo schema ottico, anche se con un diverso trattamento antiriflessi….perché tutta questa differenza di resa o di giudizio?
Poi c’era la storia del 55/2,8, votato sempre quattro, che però, adottando uno schema ottico diverso, è stato spesso circondato da un alone di diffidenza, alimentato dagli affezionati della versione 3,5.
Così , qualche mese fa, mi sono procurato tre esemplari rappresentativi della produzione e li ho testati. Senza alcuna pretesa scientifica, naturalmente.
Prendete quindi tutto con le pinze e se avete esperienze contrastanti sarà interessante confrontarle.
Per le riprese più delicate ho usato lo stativo, lo specchio alzato e lo scatto remoto.
Naturalmente le immagini non sono state manipolate come contrasto e nitidezza ed il valore impostato nella fotocamera era “standard”.

Particolare 3,5 Auto

Part. 3,5 K

Part. 2,8 AIS


Part.3,5 Auto

Part.3,5 K

Part.2,8 AIS


Part. 3,5 Auto

Part.3,5 K

Part. 2,8 AIS


Part. 3,5 Auto

Part. 3,5 K

Part. 2,8 AIS

Controluce 3,5 Auto

Controluce 3,5 K

Controluce 2,8 AIS

Sfocato a f 2,8

Sfocato a f 5,6

Sfocato a f 11

55mm micro-Nikkor f 3,5 Auto “Compensating”
Prodotto da 1963 al 1969, si distingue per una particolarità.
E’ dotato infatti di una compensazione meccanica ed automatica del diaframma in funzione del tiraggio.
In pratica, ruotando la ghiera di messa a fuoco, il diaframma, pur rimanendo sul suo valore, si modifica leggermente, in apertura, se si focheggia più vicino e in chiusura focheggiando più lontano. Qualcuno si chiederà il motivo di tutto questo e allora è bene ricordare che quando si mette a fuoco un soggetto estremamente vicino con un’ottica macro, il suo corpo viene considerevolmente“allungato”.
Questo allungamento comporta una caduta di luce tale che, se non venisse compensata, si tradurrebbe in una significativa sottoesposizione dell’immagine.
Con questo modello era sufficiente impostare il diaframma suggerito da un’esposimetro esterno ed il sistema di compensazione dell’ottica faceva il resto!
Naturalmente, con l’avvento delle fotocamere dotate di lettura esposimetrica TTL questo sistema di compensazione non fu più necessario.
Come tutti gli altri 55/3,5 utilizza uno schema ottico Gauss invertito che Nikon aveva impiegato con molto successo nel campo dei microscopi.
Dai miei test, contrariamente alla valutazione di Rorslett, emerge che questo obiettivo rende benissimo anche all’infinito e che in controluce, anche senza paraluce, è meno vulnerabile alla luce estranea rispetto alle versioni successive, fornendo sempre una elevata leggibilità ed un ottimo contrasto. Nell’immagine della travatura, per esempio, il sole era appena fuori dall’inquadratura, tanto che gli altri due esemplari hanno avuto seri problemi, fornendo risultati velati. L’ultra- vecchietto invece, ha tenuto meravigliosamente, probabilmente per una più felice geometria dell’incasso della lente anteriore, visto che questa è dotata di un semplice e primordiale trattamento antirilfessi monostrato.
Il 55 “compensating” ha una colorazione più calda, sul giallo direi, rispetto alle versioni K-AI.
Il brutto voto dato da Rorslett per le lunghe distanze mi fa pensare che il suo esemplare fosse difettoso oppure che dovrei fare altre riprese di panorami per vedere se mi è sfuggito qualcosa.
A tal proposito mi piacerebbe sentire qualche amico del forum che abbia avuto delle esperienze positive o negative in riprese di paesaggio con questo obiettivo.
55mm micro.Nikkor f 3,5 K
La versione K, utilizzata in questa comparazione, è stata prodotta dal 1975 al 1977. E’ identica alla successiva versione AI che conserva la stessa carrozzeria e lo stesso peso.
Dal test risulta caratterizzata da una tonalità più fredda con bianchi più puliti e da un macrocontrasto leggermente più alto, aspetti che si traducono in una sensazione di nitidezza leggermente maggiore rispetto agli altri due modelli testati.
55mm micro-Nikkor f2,8
Questa del 1979 è l’ultima versione a fuoco manuale della serie 55 micro. Con l’intento di dare maggiore luminosità agli schermi di messa a fuoco, che a grandi tiraggi si oscuravano, Nikon decise di portare il 55 micro alla luminosità 2,8.
Per garantire le prestazioni con la nuova specifica fu abbandonato lo schema Gauss che era stato impiegato per tutte le versioni f 3,5 e fu adottato uno Schneider Xenotar. Con questo schema ottico si mantennero tutte le caratteristiche dell’ottica precedente salvo un piccolissimo calo di macrocontrasto, motivo per cui tanti fotografi continuano a preferire la vecchia versione.
Anche il 55/2,8 ha una leggera colorazione calda rispetto al 55 K.
Come si può vedere dalle immagini, il 55/2,8 non è da meno alla versione 3,5 sia nella macro che all’infinito e considerata la maggior luminosità nel mirino e la possibilità di ottenere uno sfocato più marcato, è a mio avviso, la scelta migliore per chi vuole utilizzare questo tipo di lente nell’uso generico.
Sfocato
Mi sembra che i “micro” non se la cavino malissimo.
Ho inserito solo le riprese fatte con il 55/2,8 perché lo sfocato era identico per tutte e tre le versioni.
Certo, parliamo di ottiche nate per ben altri scopi e dotate di diaframma a sette lamelle ma nel complesso, la qualità dello sfocato mi sembra buona. Per un giudizio più competente su questo aspetto, attendo con interesse il giudizio di Fausto Panigalli, il quale ha acquistato la versione 55/ 2,8 e che di sfocato se ne intende sicuramente più di me!
Conclusioni
Da questo confronto tutti i micro-Nikkor ne escono meravigliosamente. I tre modelli, a mio avviso, si equivalgono, ognuno di essi ha una sua particolarità che però, in generale, non lo fa diventare peggiore o migliore dell’altro.
Qualsiasi modello abbiate, sappiate che avete tra le mani uno strumento eccezionale.
Non ho citato la mancanza di distorsione, la grande nitidezza e luminosità dal centro ai bordi che caratterizzano indistintamente tutte le versioni, caratteristiche fondamentali per un’ottica nata proprio per la riproduzione fedele di documenti, stampe e quadri nonché per la duplicazione di negativi e diapositive.
Filippo mk1