Ogni tanto è bello fare queste belle discussioni.
Condivido tutto quello che avete scritto.
Alessandro ha parlato della “genialita” e di piccoli e grandi artisti, Andrea della “sensibilità” e Roberto e Fabio dei messaggi e della capacità di rinnovarsi.
Non è tutto, sicuramente, ma a mio avviso, sono stati individuati gli “ingredienti” principali che caratterizzano queste persone “speciali” che sono gli artisti.
Il percorso dell'artista, anche se l'attività potrebbe tardare molto a manifestarsi, comincia a mio avviso, con la sua nascita. Il genio, la sensibilità, la manualità e il desiderio di esternare dipendono in larga misura dal corredo genetico.
Naturalmente queste potenzialità sono soltanto una base, sarebbero come un PC senza un sistema operativo.
Ecco che, frequentando le scuole o percorrendo le strade della vita, queste doti si mettono in fermento, incominciano a cooperare e si arricchiscono velocemente. L'artista assorbe l'arte contenuta nella vita con la stessa velocità con la quale una spugna disidratata assorbe l'acqua.
Molto dipenderà anche dagli incontri e dagli eventi che arricchiranno il suo viaggio.
Il genio e la manualità muovono la sua mano ma è la sensibilità che lo spinge a dipingere, scolpire o fotografare quello che deve “vedere” l'osservatore, che lo aiuta a scegliere come deve esprimersi per catturare la sua attenzione e coinvolgere la sua mente.
Nella fotografia in particolare, avete notato come le immagini più apprezzate sono quelle che, in qualche modo, si allontanano dalla realtà?
Soggetti ritratti in contesti estranei o enigmatici, occhi nitidissimi su volti evanescenti, paesaggi fiabeschi, B/N dove la mancanza di colore costringe la mente a “vedere” forme e contrasti.
Ritratti mossi, come quello di Pisistrate, dove ci si chiede cosa stessero guardando o dicendosi le due donne.....dove il mosso non è più indice di movimento fisico, quanto la chiave di un dinamismo emotivo.
Oppure immagini, come quella della bimba di Gian, dove il fiore dissolto e spostato dal vento è capace di rapire e trasportare chiunque alla propria infanzia.
Ci si riallaccia al discorso dell'impressionismo che faceva Roby.
Una riproduzione nitida e realistica, difficilmente coinvolge molto e chi ricerca l'estrema nitidezza nell'attrezzatura o nei risultati è attratto più che altro dall'aspetto tecnico di questa attività.
Le opere migliori invece, sono quelle che coinvolgono l'osservatore, quelle che creano emozioni ma soprattutto interrogativi....quelle che costringono chi ammira l'opera a “continuare” l'opera stessa nella loro mente, come se l'artista l'avesse lasciata, in un certo senso, “incompiuta”
Esattamente come i nudi più conturbanti sono proprio quelli dove le parti intime sono seminascoste o addirittura ben coperte e dove a far cadere gli ultimi veli è la fantasia dell'osservatore.
Le opere più intriganti sono quelle che conducono la mente di chi le osserva, su strade mai percorse.
Ecco, forse si può dire che un fotografo è un artista, quando riesce ad innescare la magia del coinvolgimento dell'osservatore.
Quando riesce a riprodurre la bellezza nella sua perfezione oppure quando propone quelle opere coinvolgenti, volutamente e sapientemente “incompiute” dove chi osserva aggiunge del suo.
La differenza tra un artista occasionale e un grandissimo artista sta probabilmente nell'intensità dei lavori e nella frequenza con la quale questo riesce a ripetersi e a rinnovarsi.
Tutte cose che avete detto voi, io le ho solo messe insieme...come un minestrone!
Filippo.